Altamente infiammabile

A due giorni dalla strage di Parigi, e dopo due giorni di acute osservazioni da parte dei conduttori di talk show e dei polemisti di turno, dopo 48 ore di “ve l’avevo detto” salviniani e di “bisogna intervenire militarmente ed aumentare l’intelligence” detti un po’ da tutti è arrivata la notizia che i supersoldati freddi e determinati che hanno dato l’assalto in Francia sono gran parte francesi e belgi e che si sono coordinati online utilizzando la chat della Playstation invece che i normali canali di comunicazione web stramonitorati. Ora i sistemi di chat in tempo reale che si usano nei giochi online funzionano come chat audio e sono un mare magnum di gruppi che, mentre fanno team nella grafica del videogame in cui sono soldati e devono conquistare un avamposto o fermare un’invasione di mostri alieni, urlano tra di loro “Prendilo, ammazzalo, sparagli, corri, bastardo, muori maledetto!” e lo fanno decine di volte al minuto e sono alcuni milioni alla settimana; controllare il sistema e trarre da quel caos un’informazione che non sia drogata da “falsi positivi”, da flasi allarmi per intenderci, oggi non sembra alla portata (e parlo da esperto d’elaborazione dati).

Una decina d’anni fa un attuale pluripremiato inventore di giochi italiano, conosciuto allora con lo pseudonimo “Vertigo”, oggi affermato in tutto il mondo teneva una rubrica di racconti cyberpunk sulla ormai scomparsa piattaforma Splinder assieme al sottoscritto. Il Cyberpunk è una corrente letteraria, molto in voga negli anni ’80, in cui in un futuro prossimo la realtà e la vita sociale si svolge prevalentemente su due piani, quello normale nel quale ti vesti, scendi da casa, prendi la metropolitana, mangi dal cinese e respiri l’aria inquinata di megalopoli circondate da distretti industriali, e poi c’è la rete, concetto rivoluzionario in quegli anni, che connette tutte le persone e tutte le cose, come ad esempio auto e semafori, telecamere ed ascensori e così via. Oggi la rete la diamo per scontata, e con l’Internet delle Cose (IoT) in cui le macchine e i droni si guidano da soli e lavorano connessi in rete, il passaggio sarà completo, ed in alcune megalopoli già oggi sembra di essere in un racconto di Gibson.

Tra i racconti che pubblicammo c’era “Melting City” e la storia si svolgeva dopo una guerra cibernetica che aveva letteralmente distrutto internet attaccando il sistema di “risoluzione dei nomi” il cosiddetto DNS senza il quale http://www.qualcosa.com perde di significato e la navigazione, le chat, la condivisione e tutto il resto semplicemente non funzionano. Però la rete fisicamente c’era ancora e sopra una forma di comunicazione era sopravvissuta, quella delle gamenet. I sistemi di gioco online nei quali guidi un avatar, un personaggio del quale assumi il controllo ed attraverso cui interagisci nello spazio digitale con gli altri personaggi e con l’ambientazione, non hanno bisogno del sistema DNS, o almeno così era nel racconto. Questo lasciava spazio ad una narrazione di storie che, purtroppo, somigliano molto a quello che sembra essere capitato a Parigi.

Pensateci un attimino: gruppo di persone che neanche si conoscono nella vita si incontrano online, in un gioco di guerra nel quale, per settimane, combattono assieme in uno scenario bellico definendo strategie e tattiche, esercitandosi con le armi virtuali a muoversi in spazi ostili circondando gli avversari, non ostacolandosi gli uni con gli altri, ripartendosi le aree da coprire. Certo non si diventa dei Navy Seals con i videogiochi ma la freddezza di agire come se si fosse soldati, di aggirare gli ostacoli, stare lontani dagli spazi dove i cecchini della polizia potrebbero colpirti, e di sparare senza farsi prendere dal panico probabilmente la si acquisisce, soprattutto se sei un fottuto fanatico e pensi che nell’aldilà invece che prenderti a calci per l’eternità ti fanno pure i complimenti e danno un premio partita, e soprattutto se qui sulla terra non c’hai nulla per cui valga la pena restare.

E’ una situazione altamente infiammabile, pensare di rimuovere gli effetti senza curarsi delle cause, senza puntare ad un mondo in cui valga la pena vivere per tutti, non solo per alcuni, è il minimo sindacale da chiedere alla politica ed alla cultura che oggi, francamente, sembra davvero impreparata e deludente.Non ci vuole un genio per capire che andare a fare fuoco e fiamme, gridare “Ci vendicheremo” quando la situazione è infiammabile è sbagliato. Keep calm.

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