La situazione di una città può essere davvero brutta: dissesto economico sostanziale, cattiva gestione della parte formale, mancanza di visione politica e della doverosa tensione morale. Una opposizione che si ancora a rimpianti del passato o peggio ad attacchi personali. Un sindaco od un’amministrazione lesti a scaricare le responsabilità di volta in volta su collaboratori, cittadini, governo centrale o la regione matrigna. Una maggioranza tesa ad interessi e nomine, e nei sui estremi pronta al dividere rifiutando l’unire. E poi le infiltrazioni, il malaffare, la disonestà intellettuale del responsabile che dichiara una linea d’azione ma che non è conseguente nei suoi atti concreti, organizza incontri e presenzialismo promettendo di tutto e mantenendo solo ciò che gli conviene. E poi su tutto la strategia degli opossum, quella che consiste nell’immobilizzarsi assieme alla città, di incamerare e trattenere le risorse per liberarle solo poco prima delle successive elezioni e peggio quella della finta partecipazione con costosi impegni pubblici le cui risultanze non saranno mai fatte pesare sulla bilancia decisionale contribuendo a quel distacco dalla cosa pubblica che è uno dei mali che affligge la nostra nazione e la nostra regione. Ecco io di questo sono stanco ed amareggiato, e credo che i cittadini ne abbiano abbastanza, abbastanza di vedere chiudere il negozio, di vedere che le acque pubbliche vengono cedute a prezzi irrisori o gratis ai privati mentre aumentano le bollette a dismisura, stanchi di sentirsi incolpare per la fila al Cup, per la droga pesante ai figli tredicenni, per l’incidente sul lavoro fatto per la comunità.
Un’Amministrazione è in prima linea per prevenire i problemi e dare delle prospettive di sviluppo e vita ad una comunità ed un territorio. Rispetto a quello che c’è oggi a disposizione è davvero un’altra cosa.
L’anno scorso un progetto nato nel nostro meetup, da un’idea di Lucia Vergaglia e del sottoscritto Silvio Torre divenne un evento europeo importante. Ne fummo tutti orgogliosi ed emozionati, consci di aver anticipato quello che in grande pompa oggi viene presentato come momento fondante dell’Europa moderna, il Trattato di Roma, ma che fu ampiamente anticipato del lavoro dimenticato di tanti cittadini italiani che l’unione la fecero per davvero, con il lavoro e con i fatti concreti. Quindi evviva il Trattato come momento di ratifica di quanto avvenuto negli anni precedenti, e sempre grazie a quelle generazioni che vollero un continente unito, in pace e con diritti uguali per tutti i cittadini, così diverso dall’unione monetaria e bancaria che invece tradì il progetto originario di quei lavoratori, di quelle famiglie, di quelle comunità.
Noi ripartiremo da qui.
Il protocollo Italo-belga, ‘braccia in cambio di carbone’, firmato settant’anni fa è stato oggetto di un evento organizzato al Parlamento europeo dall’eurodeputata Laura Agea su proposta della Consigliera Comunale di Orvieto, l’avvocato Lucia Vergaglia, ed ha visto la partecipazione dell’Ambasciatore italiano a Bruxelles, Vincenzo Grassi, quello belga presso l’Ue, Dirk Wouters, il direttore dell’Istituto italiano di Cultura Paolo Grossi, la storica Anna Morelli, l’eurodeputato socialista belga, ma di origini italiane, Marc Tarabella e naturalmente della stessa Lucia Vergaglia, consigliere M5s al Comune di Orvieto. Presenti anche l’eurodeputato M5s David Borrelli e il primo Vicepresidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani.
«Sono emozionata ed orgogliosa di aver potuto portare questo contributo, dando il via ad un’iniziativa così importante partendo come semplice portavoce e portando il nome del piccolo ma grande Comune di Orvieto nella stessa lista dove campeggiano istituzioni internazionali di rilievo internazionale e di dimensioni europee. In sintesi abbiamo voluto riconoscere, per questo l’evento è una “Giornata della riconoscenza”, che prima dell’Unione e della Comunità Europea, prima ancora del Mercato Comune e della CECA, la comunità europea del carbone e dell’acciaio, sono stati formulati dei trattati internazionali, primo fra tutti quello italo belga, che hanno esteso i diritti dei cittadini immigrati per lavoro in Belgio equiparandoli a quelli dei residenti e permettendo il libero transito, il primo esempio di cittadinanza europea in cui le persone viaggiavano portando con se i diritti e doveri, vantaggi ed obblighi e grazie al quale si è cominciato a lavorare per l’Europa unita. E’ importante ricordare che nei paesi fondatori della CECA infatti ai tempi della dichiarazione Shuman, tradizionale punto di riferimento assieme al “Manifesto di Ventotene” come pietra miliare del processo europeo, si erano già formate stabili comunità italiane. Chiamatelo quindi patriottismo, orgoglio nazionale, se volete ma è opinione condivisa anche dagli illustri ospiti dell’evento che il contributo di quelle esperienze sia stato fondamentale per la nascita dell’esperienza europea. E’ mia opinione che furono proprio quegli italiani a scavare le fondamenta dell’Europa del progresso e dello sviluppo, quella che fu d’ispirazione ed alla quale altri stati nazionali vollero aderire prima che diventasse questa Europa da cui i cittadini chiedono invece di staccarsi. Si è detto che il M5S fosse antisistema e contrario allo spirito europeo tant’è che in spregio alla consuetudine le cariche di garanzia ci sono state per quanto possibile negate all’Europarlamento, invece questi dieci mesi di organizzazione dell’evento ed il suo svolgimento hanno dimostrato nei fatti, prima dei pronunciamenti pubblici, prima dei commenti alla Brexit, quanto la nostra visione sia saldamente comunitaria, sia moderna e quanto guardi al futuro riconoscendo le radici vere, senza slogan, senza marketing ma con spirito ed impegno che i cittadini figli e nipoti degli immigrati hanno voluto premiare, che le autorità hanno saputo accettare, che gli accademici si sono guardati bene dal contestare per quanto fossero sorpresi dalla inusitata ma evidente correlazione tra Protocollo italo belga ed Europa di oggi. Ottenere tuttavia il riconoscimento ufficiale di tale giornata sarà un processo lungo e pieno d’insidie da scongiurare, fare in modo che si ritorni a quello stesso spirito del lavorare assieme per la costruzione di un futuro per tutti sarà difficile e non è certo alla portata di singoli cittadini come la sottoscritta o singole forze politiche, piuttosto deve esser un processo cui tendere assieme, senza preconcetti, ed io, per quanto possibile mi spenderò da cittadina e se dal M5S vorranno, anche come portavoce. Per cui, personalmente, come cittadina, ringrazio l’eurodeputata Agea di aver ricordato sin dall’inizio dei lavori che l’ideazione di questo confronto e di questa “Giornata della Riconoscenza” viene dalla sottoscritta, come portavoce non posso che rendere onore a tutta la platea degli intervenuti per la qualità dei contributi e per gli spunti portati, esperienza che sicuramente sarà capitalizzata per fare di più e meglio.» Lucia Vergaglia, portavoce del Movimento 5 Stelle al Consiglio Comunale di Orvieto, Italia, Europa
Aggiungerei che nell’occasione dell’evento del 22 giugno sul Trattato Italo Belga, tenutosi a Bruxelles e che ha visto anche noialtri impegnati sin dal giorno dell’ideazione segnaliamo, sommessamente, che ne ha parlato anche Rai Parlamento.
Siamo giustamente orgogliosi di aver portato la nostra azione politica ai livelli più alti immaginabili partendo da un’idea nata in un Meetup, da un attivista e da una portavoce. Una proposta accolta e sviluppata magistralmente dal M5S, con l’entusiasmo di Laura Agea, e poi dal gruppo europeo EFDD2 ed infine dallo stesso Europarlamento, questa nostra del riconoscimento per il ruolo di quei cittadini italiani partiti in virtù del protocollo di settant’anni fa e protagonisti dal 1946 in quella che fu, secondo noi, la vera ed autentica fondazione dell’Europa moderna.