Life hacking. La vita tra programmazione, bug e cambio di requisiti.

Chi lavora tra coding e tecnologie che si rinnovano sempre più rapidamente acquisisce una esperienza di fondo nel trattare anche le cose che capitano nella vita di tutti i giorni con una etica ed un piglio hacker.

Innanzitutto il tentativo di modellazione e di applicazione di un pattern ad ogni singolo aspetto delle cose che si fanno.

Esempio

Prendiamo ad esempio l’ottimizzazione del percorso stradale casa lavoro inquadrato come algoritmo di routing è quasi mai conforme allo Shortest Path First del collega che viene in bicicletta oppure al Distance Vector di chi sceglie con mezzi potenti strade più ampie e veloci nelle quali può accelerare maggiormente. Gli homo technologicus che riversano la propria fiducia nei navigatori aggiornati on line e nelle Google Maps con il traffico in realtà applicano i classici algoritmi link state ma, curiosamente, sono propri questi comportamenti di chi non appartiene a quell’universo hacker che dovrebbe avere come proprio riferimento appunto la tecnologia, almeno nell’immaginario giornalistico.

Qualche coder e quasi ogni Life hacker sceglie tipicamente invece una formula diversa immaginando se stesso come un sottoinsieme e non come un singolo oggetto.

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