Onore al merito, ed alla sua mancanza.

Oggi nella mia città d’adozione, Orvieto, si discute la programmazione dei prossimi tre anni, lo si fa attraverso un documento tecnico da votare che si chiama bilancio preventivo ed ha una sua formula standard, un template direbbe un nerd come me.

E’ una formula propria, ingannevole per chi ha fatto studi economici che salterebbe sulla sedia vedendo nelle entrate gli indebitamenti che, per definizione, sono uscite. Però è una formula decisa per legge quindi si fa così e basta. Naturalmente il Consiglio Comunale è già scritto e gli accordi nelle segrete stanze, o sfacciatamente presentati in conferenza stampa dove il Sindaco si è fatto dettare la linea dal segretario del potentissimo Pd locale davanti a tutti, sono già stati presi; infatti della maggioranza non manca nessuno e nella minoranza le assenze strategiche volte a minare, anzi impedire, ogni potenziale colpo di mano delle opposizioni c’erano fino a quando tutto il partito di maggioranza si è schierato, ora che più non serve ovviamente ci sono tutti. Alla fine andrà così: con tanti distinguo dalla maggioranza voteranno tutti il documento, che siano coloro che si dichiarano rivoluzionari di sinistra, che siano “cittadini prestati alle liste civiche”, che siano di quel Pd che “vuole cambiare le cose dall’interno” tutti voteranno nei fatti la stessa roba. E’ così, differenze ZERO.

Ci sarebbero naturalmente le questioni di regolarità che dalla Giunta però hanno la possibilità di sanare tra le pieghe dei regolamenti che nel tempo hanno limato quelli che si sono succeduti. In termini di merito in capo al documento di programmazione manca tutto tanto è vero che nella parte discorsiva ci sono le nuove linee di indirizzo politico dell’Amministrazione, che sono l’opposto di quello che fu presentato in campagna elettorale ed all’inizio del mandato. In pratica si rimangia tutto, persino quelle risposte alle #5Domande su cui avevamo poggiato la fiducia iniziale, assieme all’impegno propositivo ben riconosciuto, che puntavamo ad un lavoro costruttivo quando anche la nostra posizione avrebbe potuto essere un comodissimo no a prescindere. Invece siamo stata la forza politica nella prima metà consiliatura, probabilmente più propositiva ed istituzionale, regalando proposte ed impegno a chi non lo meritava. Adesso basta, però.

Abbiamo sbagliato. In certi casi abbiamo avuto la sensazione di sprecare idee di valore regalandole a chi non era in grado di apprezzarle e concretamente, seppur amministratore, realizzarle.

Il merito manca, manca quel rispetto istituzionale del dovere verso i cittadini e forse anche la capacità di concreta realizzazione. Pertanto non faremo venire meno la nostra presenza positiva ma ridefiniremo il nostro ruolo in modo radicale. Non nascondo che c’è stato tra noi chi ha voluto arrivare a citare quel passo del Vangelo secondo Matteo in cui Gesù diceva: “Non date ciò che è santo ai cani e non gettate le vostre perle ai porci, perché non le calpestino e, rivoltandosi, vi sbranino”. Vivevamo la rabbia e la tensione dovute alla scelte incomprensibili di amministratori latitanti mentre Electrosys passava di mano, Tione moriva e la concessione finiva in SII, con l’area destinata allo sviluppo, Bardano e Fontanelle, che si perdeva sempre più ma comunque non era una considerazione giusta, era eccessiva e troppo violenta, c’era l’esimente dello stato d’ira ma in quei giorni interrompemmo l’attività proprio per evitare di cadere in provocazioni tuttavia bisogna ammetterlo: abbiamo sbagliato ad essere così tanto propositivi, andando addirittura a studiare e consegnare le proposte con tanto di fonti di finanziamento, ci mancava solo che scrivevamo noi la partecipazione ai bandi. No, così non va. Non siamo noi a dovere amministrare ma piuttosto dobbiamo indirizzare e tornare al nostro naturale ruolo di controllori attinti e rispettosi, senza passare in cavalleria le storpiature della legge purchè, in qualche modo, le cose si facciano. Soprattutto ora che abbiamo visto cosa c’è in programma.

Ovviamente questa resta la mia personale opinione, ai portavoce in Comune ed in Regione l’onere di valutare.

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